Lu Bbonjorne

LU  BBONJORNE:  cenni storici

Corteo

"Lu Bbonjorne"  la manifestazione più caratteristica di Pianella, così come ci è pervenuta nel corso degli anni, si svolge tra la Pasqua ed il Lunedì dell'Angelo. Uno o più canterini, accompagnati da un'orchestrina, si recano per le vie del paese salutando, con strofe in rima ed il linguaggio del "volgo antico" dal contenuto provocatorio ed ironico, tutte le famiglie, o almeno quelle più in vista. Si tratta di una specie di sceneggiata carnascialesca intesa quasi ad istituzionalizzare le dicerie ricorrenti sulla famiglia o su un personaggio della stessa. La tradizione de "Lu Bbonjorne" non risulta codificata in atti notarili, archivi comunali e parrocchiali, negli atti della Prefettura di Teramo e della Pretura di Pianella. Alcune notizie sono state tramandate oralmente fino a tutto l'Ottocento, ma bisogna aspettare il Novecento perché la tradizione abbia conferma attraverso fonti storiche quali documenti. Notizie de "Lu Bbonjorne" si hanno dal Giornale "Il Risorgimento d'Abruzzo e Molise" anno IV n. 394, 1924, dal titolo "Lu Bbonjorne di Pianella " In questo stesso articolo si fa cenno alla tradizione de "Lu Bbonjorne" attraverso la voce di giovani pianellesi che definiscono questa usanza come "cosa del secolo passato". Oppure quando un anziano del paese, in attesa dell'arrivo dei restanti musici della famosa Banda dei "Diavoli Rossi" di Pianella, rimpiangeva i tempi de lu "Bandone". Si tratta di una testimonianza a conferma che la tradizione de "Lu Bbonjorne", tramandataci dalla tradizione popolare, era sicuramente in vigore nell'Ottocento già con la formazione della famosa Banda dei Diavoli Rossi (1863/1925) data, presumibilmente, in cui mantennero costantemente un grado eccelso di validità artistica. Secondo la storiografia locale, la tradizione vuole che detta usanza risalga al tempo dei Longobardi, quando parecchie famiglie si stanziarono in piano di Coccia, San Desiderio, Fontegallo, Salmacina; i nuovi padroni pretesero l'ave mattutina dei Romani (I Clientes precedevano i signori per dare il "buongiorno"), ma questo buongiorno diventò salace e pungente soprattutto contro le angherie dei vecchi e nuovi padroni. Con le attività canore e poetiche del 1100/1200, si diffusero cantori e menestrelli. Non è difficile rappresentare quello che avveniva nelle piazze delle nostre città e dei borghi quando vi giungevano i giullari fra la gente accorsa a sentire, vi saranno stati scrivani, artigiani, contadini, naturalmente dotati, che avranno particolarmente gustato l'arte di quelli e si saranno sentiti portati ad imitarli. Qualcuno si sarà poi trovato a creare per conto proprio brevi poesie secondo quei motivi  e secondo quei ritmi. Nell'assenza di giullari e di cantori di professione, scrivani e popolani avranno assunto le loro parti componendo e cantando contrasti, strofe da serenate, stornelli satirici e cantate di piazza. Come si evidenzia in alcuni capitoli  dello "Statuto di Pianella del 1549", "Lu Bbonjorne" viene inserito nelle ricorrenze di avvenimenti legati al lavoro di campagna come la mietitura, la vendemmia, la raccolta delle olive, ovvero alla festa della Pasqua di resurrezione a cui erano legati riti pagani di propiziazione e rinnovamento, che avevano lo scopo non di divertimento puro e semplice per se stesso, ma per il bene dell'intera comunità. I versi, pur risultando pungenti hanno natura  squisitamente satirica come è stato riconosciuto da un'ordinanza di archiviazione nei confronti di alcuni giullari dal Tribunale di Pescara. Nel corso degli anni, quindi sia "Lu Bbonjorne" tradizionale che quello in versi, pur avendo avuto in alcune rarissime circostanze degli strascichi giudiziari, non hanno mai subito delle condanne penali.

"LU BBONJORNE IN VERSI"

Nel 1995 nasce per iniziativa dell'Associazione Culturale "Amici di Eduardo" di Pianella la Rappresentazione Storica Teatrale de "Lu Bbonjorne" in versi: una manifestazione a sostegno de "Lu Bbonjorne" tradizionale che mira a dare un supporto culturale e folkloristico all'antica tradizione. Lu Bbonjorne in versi si realizza il pomeriggio di Pasqua e rientra nella categoria della poesia scherzosa, giocosa, non impegnata e alla portata della cultura popolare. Uno o più giullari, da sopra un carro, accompagnati da un gruppo di musici, girano per le vie del paese trainati da alcuni "contradaioli" salutando con versi satirici rimati, personaggi pianellesi che più sono esposti al pettegolezzo durante l'anno. Da qualche tempo vengono presi di mira oltre i personaggi  di certa notorietà, per lo più politici locali, anche i personaggi noti a livello regionale. Dal 2011 l'iniziativa è portata avanti in collaborazione con la locale Pro Loco.

"LE BALCUNATE"

A supporto de "Lu Bbonjorne" in versi si svolgono "Le Balcunate"; uno spettacolo suggestivo carico di elementi scenici che richiama la commedia dell'arte del teatro itinerante di Piazza quando l'attività di alcune compagnie di attori girovaghi svilupparono una nuova forma di rappresentazione teatrale, non più vincolata a rigidi testi scritti e all'ambiente di corte. Giullari ed attori si esibiscono, con scarso uso di mezzi scenografici, sopra un grande Carro e Balconi  di antichi Palazzi, affrontando e riscoprendo la poesia giocosa e popolaresca, la narrazione scenografica di "farse" per lo più originali e ispirate a personaggi e storielle ironiche popolari pianellesi.

"LA PREDECHE DE SAN ZELVESTRE"

Insieme a "Lu Bbonjorne", alle "Balconate" credo che si possa affermare che uno dei momenti più attesi della manifestazione sia "La Prediche de San Zelvestre", si tratta di versi dalla forte carica dissacrante nei confronti soprattutto del potere, di cittadini e personalità private e pubbliche che si sono prestati di più al pettegolezzo durante l'anno. Un attore, raffigurante San Silvestro Papa, (protettore di Pianella) fa la sua predica affacciandosi da un piccolo balcone posto sopra "L'Arco di Fuori Porta", antica Porta di S. Maria detta "For la porte", all'ingresso del centro storico dove si trova il vero busto del Santo Patrono. Questa sceneggiata ricorda l'antica usanza del "risus paschalis" quando era permessa in tempo di Pasqua, dopo la Quaresima, una leggera euforia, scaturita da battute, racconti allegri, parole più volgari e scurrili con scherzi licenziosi facenti riferimento anche alla vita materiale-corporea legata al cibo e alla vita sessuale, persino in chiesa. Il prete, dal pulpito si permetteva racconti di ogni genere con lo scopo di suscitare nei suoi parrocchiani, dopo un lungo digiuno ed una lunga penitenza, il riso gioioso, come una rinascita allegra. Alla fine della predica, viene messo fuoco ad un pupazzo raffigurante un giullare. Questa messa in scena ci riconduce alla "morte del carnevale", il quale, prima di morire, fa testamento e sotto questo pretesto denuncia tutte le malefatte compiute durante l'anno dai singoli componenti della comunità, come se da quella specie di pubblica confessione, la collettività si libera di tutti i suoi peccati e può muovere pura e serena verso il nuovo anno.